“Conoscere una sola lingua, 

un solo lavoro,  

un solo costume,  

una sola civiltà,  

conoscere una sola logica  

è prigione.” 

                                                                                                         Dalla poesia “prigione” 

                                                                                                                            Di Ndjock Ngara 

Cos’è il pregiudizio?  

I versi scattanti e rivelatori del poeta Ndjock Ngana, ci propongono una visione materica della condizione in cui versa chi ne è abbagliato. Sembra di trovarsi in un’ambiente stretto, privo di finestre, che non permette di vedere i colori del mondo oltre le sue mura. Una prigione. Ed è proprio in questo luogo, in cui la curiosità, l’empatia e la solidarietà vengono requisite, che si sviluppa il pregiudizio

L’Africa appare ad alcuni, forse molti, come un unico blocco desolato. Un’esotica cartolina rossa di terra e priva di storia, attraverso cui è impossibile vedere i suoi innumerevoli colori, ascoltare le voci poetiche, conoscere le culture che diventano battaglia civile. Se sei del colore dell’Africa, neanche ti salutano, l’impellenza è sapere da dove vieni, se hai attraversato il deserto, indagando morbosamente sulla tua storia, raccontata più volte al telegiornale. Tutto sembra amalgamarsi in un unico colore di pelle, un unico destino.    

L’associazione ASDA ( Associazione Studenti Diaspora Africana ) nasce per approntare nell’immaginario comune una narrazione dell’Africa che si scontorna dai tipici racconti, con il desiderio di dar voce ad un continente vastissimo e ricco di culture differenti. Basti pensare che solo nel Mali se ne distinguono almeno quattro.

Partecipanti ad una manifestazione culturale di ASDA

I co-fondatori Aly, Mamadou, Eman, Yacouba e Adama si mobilitano nel 2020, quando si scontrano con le frequenti difficoltà in cui vertono gli studenti stranieri, tra permessi di soggiorno in procinto di scadere, difficoltà con iscrizioni e borse di studio.    

“Se il tuo permesso sta per scadere, diventa un problema. Non importa che sia ancora valido, non basta la ricevuta di rinnovo, l’Università non ti permette l’iscrizione. È semplice: potresti diventare un clandestino” Spiega Adama, presidente di ASDA, mediatore culturale e operatore sociale.    

Adama

“Uno degli scopi fondamentali inizialmente era quello di fornire un appoggio agli studenti che si sarebbero iscritti all’università, una realtà che supportasse pienamente questo tipo di difficoltà” aggiunge Aly, co-fondatore. 

Aly

Nasce così un progetto con l’Università Orientale di Napoli che vede l’associazione accogliere nel tessuto sociale e assistere nella ricerca di una sistemazione sei studenti universitari provenienti dal Ruanda e dallo Zimbabwe, permettendogli di conseguire un master presso l’università napoletana.        

Un traguardo importante per ASDA, che ha aperto le porte a numerose iniziative, sempre più inclusive, come l’assistenza a lavoratori o immigrati in cerca di abitazione. Un’assistenza all’integrazione che avviene anche attraverso la divulgazione di informazioni sui canali social dell’associazione.

“Quando un immigrato lavoratore va’ in agenzia immobiliare, il suo modo di parlare e il suo abbigliamento tradizionale possono creare pregiudizi. Con un mediatore la percezione cambia, quantomeno nasce una forma di tutela.” spiega Adama. 

Esperienze che hanno indotto i membri dell’associazione a comprendere che al di là del supporto nelle dinamiche burocratiche che ostacolano l’integrazione sul territorio, è necessario procedere con un lavoro capillare, che riesca ad abbattere dall’interno le barriere, smuovendo le percezioni, allargando nella direzione della complessità culturale e umana le visioni più ristrette.   

“ASDA ha scelto la cultura come strumento. L’obiettivo fondamentale è quello di cambiare la narrazione dell’Africa senza la necessità di riavvolgere il nastro della storia fino all’Ottocento, ma con attività alternative.” spiega Aly.  

Il club del libro

Il club del libro ad esempio punta a promuovere giovani penne della diaspora africana e, al contempo, stimolare la lettura stessa, evidenziandone il valore. Ad oggi sono 41 gli iscritti che hanno approfondito tanto classici della letteratura africana, quanto autori di seconda generazione.

 I lettori si sono imbattuti nei romanzi “Padrenostro” di Sabrina Efionayi e ne “Il pianista del Teranga” di Abou M. Diouf. Storie profonde che intrecciano temi come la lotta per l’autodeterminazione, l’amore, la fragilità umana e la speranza.  

Ma cultura significa soprattutto relazione e condivisione, un approccio che alimenta la speranza nel cambiamento attraverso momenti di unione e conoscenza reciproca, come quelli che possono nascere condividendo un piatto.

I pranzi di ASDA

“I pranzi interculturali sono occasioni informali in cui c’è una maggiore libertà di espressione, direi che è in questi casi che avviene effettivamente l’integrazione” afferma Adama.

Un lavoro di integrazione in espansione in città

“Connettiamo ristoranti, spesso poco conosciuti, qui a Napoli con studenti e lavoratori; ogni mese troviamo un ristorante di nazionalità diversa e organizziamo un pranzo scegliendo quattro piatti tipici” Racconta Daria, vicepresidente. 

Daria

I ristoranti coinvolti abbracciano diverse tradizioni culinarie, come il ristorante Chihiwat Al-Atlas con piatti dal Marocco come il cous cous o il tajine, o il ristorante Chez Aicha con ricette senegalesi come il thieboudienne.  

Spesso i pranzi prevedono una serie di attività creative e laboratori in cui si articola l’intera giornata.

“Il nostro obiettivo non è manifestare in piazza, non perché non sia importante, ma perché la nostra lotta si fa con un linguaggio diverso. È In questo modo ci impegniamo a combattere il razzismo, attraverso la decostruzione dei concetti e degli stereotipi inculcati saldamente nel circuito sociale.” Spiega Adama. 

Le attività attualmente vengono portate avanti dall’associazione in maniera autonoma. Oltre ai seminari organizzati con il dipartimento africanista e le università- in particolar modo l’Orientale di Napoli- e un progetto vinto tramite il bando di un UNHCR, sembra non esserci ancora un supporto vero e proprio da parte delle istituzioni, ne’ le opportune forme di dialogo.

E in autonomia, con il supporto di altre associazioni e dell’Università Orientale, Asda si è impegnata nell’allestimento di un seminario previsto per il 25 e il 26 maggio, in vista dell’“Africa Day”, dove si affronteranno tematiche legate all’Agenda 2063 dell’Unione Africana, dalle politiche linguistiche e culturali, alla migrazione e all’inclusione. 

ASDA non mancherà nel proporre attività collettive e coinvolgenti legate alla cultura africana, attraverso il racconto di favole tradizionali, laboratori creativi e interventi di giovani autrici della diaspora, inclusi dibattiti su geopolitica e migrazioni.

Inoltre, si darà spazio al referendum di cittadinanza, in vista delle votazioni in programma per l’8 e 9 giugno, che propone di ridurre da 10 a 5 anni il periodo di residenza richiesto per ottenere la cittadinanza italiana da parte degli stranieri residenti. 

Un richiamo collettivo per seminare il terreno di un futuro scardinato dalla prigione del pregiudizio, in favore dell’unione e della relazione. Una lezione che può insegnarci il continente africano in un periodo storico di grande disorientamento politico e civile per la società occidentale.

Secondo un concetto filosofico dell’Africa subsahariana, noto come Ubuntu, la profonda concretizzazione dell’essere umano avviene infatti in relazione all’umanità degli altri.     L’Ubuntu esprime l’importanza vitale dell’interconnessione, della solidarietà e della condivisione, favorendo un’etica di riconoscimento reciproco.                                                  Vi è un’espressione in lingua bantu che ne racchiude l’essenza: 

Umuntu ngumuntu ngabantu” ovvero “Io sono perchè noi siamo”.

Reportage a cura di Jacopo Cataldo

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