Mario Paciolla è stato ucciso, assassinato, ammazzato, trasportato in una cassa di banane all’aeroporto di fiumicino e adesso è stato archiviato.
E questa è l’unica verità, tutto il resto è il riflesso di un potere subdolo e meschino che si è diramato in tutte le coscienze responsabili, complici, omertose che stanno contribuendo a tenere in piedi una realtà distorta e beffarda.
Distorta per chiunque conoscesse Mario o per chiunque si avvicini alla sua storia: un uomo che ha sempre amato la vita e che ha sempre speso la propria per quella degli altri, non si ammazza, piuttosto viene ammazzato. E questa è una verità che la storia già ci ha raccontato troppe volte.
Beffarda perché basta leggere le carte di quest’indagine, quelle che l’inchiesta a cura di Antonio Musella per Fanpage ha divulgato con chiarezza per rimanere esterrefatti, disarmati e preoccupati rispetto all’impudenza che hanno avuto per procedere con l’archiviazione.
Certo è che si deve toccare il fondo della vergogna e superarlo, oltrepassare ogni soglia di professionalità e di etica, rivelarsi a se stessi e agli altri meschini, per archiviare.
Per aver il coraggio di farlo davanti agli occhi di due genitori che hanno commesso l’errore di crescere un figlio onesto, coraggioso e disarmato difronte alla miseria della corruzione del mondo.
Si deve essere anche certi però di restare impuniti. Ed è qui che la società civile interviene e alza la voce come è avvenuto il 15 luglio 2025, a Napoli, a cinque anni dalla morte di Mario, e come continuerà ad avvenire finché la storia di Mario non servirà ad intaccare e compromettere un sistema che fonda la sua sostenibilità sulla menzogna, sulla violenza e sull’ingiustizia.












Reportage fotografico a cura di Alessia Thomas