Per sentirsi a proprio agio nel mondo a volte basta costruire una bancarella e cominciare a fare quello che ci viene meglio. Senza recare troppo disturbo, esercitare il diritto di svegliarsi la mattina e disegnare la nostra vita marcando quei tratti che ci fanno sentire liberi e corrisposti.

A Napoli ci sono strade che lasciano spazio a questa forma di libertà.

Chiunque sia passato per Via Benedetto Croce avrà notato almeno una volta la postazione di lavoro di Nuscowiz, una piccola officina del disegno, aperta dalle 9.00 alle 17.00.

Autodidatta e poco incline ai percorsi prestabiliti, si esprime disegnando ciò che più gli corrisponde: animali che si contraddistinguono per stravaganza e particolarità.

Che sia un’ anguilla lupo, un pesce pietra e una rana pescatrice, nella sua idea di bellezza rientra ciò che stupisce e incuriosisce, forse anche ciò che è comunemente ritenuto brutto o sgradevole allo sguardo.

Le linee di Nuscowiz sono linee che provocano lo sguardo, lo spingono fuori da traiettorie comuni e canonizzate.

“A me piace la stranezza, l’unicità. La trovo una nobile fuga dalla realtà” mi dice in uno di quei pochi momenti in cui rivela qualcosa di se’, perché anche chiacchierare con lui significa oltrepassare i paradigmi di un dialogo convenzionale.

Dovremmo trovare un modo di comunicare, se no ti racconto male” gli spiego.

“Raccontami male, è meglio.” risponde.

Se gli dici “buongiorno”, ti risponde “buon Natale”. Intervistarlo è quasi un’impresa in cui decifrare, interpretare, andare oltre le continue provocazioni, stravaganti quanto i suoi disegni. Chissà che non sia una strategia per selezionare con chi avere a che fare.

Le persone non gli interessano quanto il mondo animale, a meno che non suscitino in lui curiosità. “Una volta ho conosciuto un uomo che viaggiava per collezionare elefanti. La sua scelta mi ha colpito, non è ordinaria come tante altre. Ci sono tante maniere di viaggiare, per intenderci, io apprezzo chi trova la propria maniera per farlo.”

Ci sono anche tanti modi di lavorare e Nuscowiz ha creato il suo. Dopo una vita trascorsa a lavorare in strada, come giocoliere, fachiro, clown e musicista, ha deciso di costruire la sua bancarella e trascorrere le giornate con la china in mano.

“Che cosa spinge una persona a svolgere un mestiere così precario?” gli chiedo.

Quale mestiere al giorno d’oggi non è precario? Io faccio semplicemente quello che mi piace con i dovuti sacrifici che caratterizzano ogni lavoro. Sicuramente devo fronteggiare il freddo, l’afa, la pioggia ma mi sento libero e non mi sono ancora pentito della mia scelta. ” controbatte.

Nuscowiz ha individuato due stili nella sua produzione: il primo è in bianco e nero, utilizza rigorosamente solo china e carta riciclata e riproduce fedelmente le figure animali.

L’ altro è a colori e prevede un processo digitale e più creativo. Il tema dominante è in ogni caso il mare.

Lui rientra ogni pomeriggio a casa e si dedica ai disegni che gli vengono commissionati. Che non sia un delfino però, ai suoi occhi un “animale orribile“.

Quando gli chiedo quale sia la sua missione, mi risponde che svolge semplicemente un lavoro. Eppure questo elogio alla bruttezza sembra quasi una battaglia di pensiero, una battaglia contro gli stereotipi di bellezza e non solo.

Contro chi si difende attraverso definizioni e standard di riferimento, chi non comprende ma inquadra.

Chi ancora non si è accorto che la parte migliore di un viaggio è incrociare sul proprio cammino creature rare e sconosciute.

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