Ci fu un tempo in cui la gente credeva nell’esattezza di strani calcoli astrali, nel fatto che la posizione del sole nel momento della nascita di un individuo potesse determinarne il carattere ed il destino, che il moto dei pianeti fosse capace di influenzare le vite degli uomini come la luna fa con le maree. Quel tempo che fu in realtà è il 2023.

Da un indagine de Il Mattino pare infatti che 9 italiani su 10 consultino gli oroscopi in maniera frequente e di questi un 3% lo faccia in maniera compulsiva, lasciandosi anche influenzare nelle proprie scelte giornaliere. E il 3% di 54 milioni sono un milione e 620 mila persone. Immaginatevi una città più grande di a Napoli in cui tutti, uomini, donne, vecchi e bambini si svegliano al mattino e aspettano in religioso silenzio che l’esperto parli prima di decidere se andare ad un appuntamento, un colloquio, o fare un investimento. Forse anche per scendere di casa. Sembra un racconto distopico, eppure dell’Eurispes emerge che in media sono circa 33 mila le richieste di vaticinio espresse da maghi, astrologi e professionisti dell’occulto, ogni singolo giorno. Tutto ciò genera un business milionario, con percentuali altissime di evasione fiscale.

Siamo ancora sicuri che l’oroscopo sia soltanto un innoquo divertissement? 

Non sono un astrologo, le risposte certe le lascio agli altri. Dal canto mio ho sempre preferito le domande. Allora perché, data la conclamata natura pseudoscientifica dell’astrologia, oggi la fede negli astri è ancora così diffusa? La tentazione di rispondere con la famosa citazione di Homer Simpson “sono tutti stupidi, eccetto me” è forte, ma facendo così alimenterei soltanto i pregiudizi nei confronti della superbia di noi Leone, quindi prendiamola più seriamente.  

La prima ragione sta nella forma in cui l’oroscopo è diffuso attraverso i mezzi di comunicazione: è un contenuto breve, condensabile in un paio di pagine di un giornale nei cinque minuti di una trasmissione radiofonica, il contenuto social per eccellenza. Non particolarmente difficile da produrre di pubblico interesse. Per un editore l’oroscopo è una scelta sicura, un massimo risultato di share per uno sforzo forse minore rispetto a quello richiesto per altri contenuti.

Ma veniamo al secondo motivo della popolarità dell’oroscopo, forse il più interessante:

Abbiamo tutti paura del futuro.

Avete presente la “Creazione di Adamo” di Michelangelo? Bene, accanto al primo uomo, con l’indice puntato su di lui c’è Dio in persona, portato in volo da un gruppo di angeli avvolti in un drappo rosso. È una scelta artistica assai singolare, anche perché le linee curve del mantello danno forma a dei contorni strani, in cui qualcuno nel novecento ha creduto di vedere la sagoma dell’emisfero destro del cervello umano. Secondo questa interpretazione, il Buonarroti ha associato la perfezione divina con la mente umana, con tutte le implicazioni filosofiche del caso.

Eppure, da un punto di vista scientifico, il cervello è come tutte le cose presenti in natura, il risultato parziale di un processo evolutivo e quindi tutt’altro che perfetto. In sostanza, come le ossa delle nostre mani, come le ali delle rondini, come le terminazioni nervose dei tentacoli di un polpo, anche la nostra mente ha caratteristiche che sono state selezionate in maniera naturale adatte a sopravvivere fino all’età riproduttiva in determinati ambienti. E se pensiamo ai luoghi in cui la nostra specie si è evoluta ci sembra abbastanza chiaro che non erano proprio degli alberghi a cinque stelle.

Per gran parte della nostra storia noi umani siamo stati prede in un mondo pronto a mangiarci vivi e come tutte le prede abbiamo sviluppato dei meccanismi di difesa. Ora osserviamoci bene, non abbiamo ali o zampe veloci per scappare via il prima possibile, non abbiamo scaglie coriacee e resistenti, non secerniamo liquidi maleodoranti e urticanti capaci di scacciare via il predatore di turno. Ci sarete arrivati: la caratteristiche che ci ha permesso di sopravvivere ai tempi duri e di diventare la specie più infestante del pianeta è stata proprio la capacità della mente umana di riconoscere dei pattern nella natura e di anticipare i pericoli nel mondo esterno in modo da prevenire i rischi.

Siamo bravissimi a farlo e sarete d’accordo con me che è una gran bella cosa capire che dietro un cespuglio che si muove potrebbe esserci un leone  in agguato, o capire che dietro una determinata sintomatologia c’è una malattia e una cura ben specifica, che lo scricchiolio di un ramo è un chiaro segnale che sta per spezzarsi. Da qui a credere che ogni cosa abbia un suo pattern specifico e serva dunque a prevedere una conseguenza il passo è breve, specie in periodi storici in cui il mondo sembrava regolato da un’intelligenza superiore che non poteva aver fatto le cose a caso. Così abbiamo iniziato a guardare le stelle come si leggono le pagine di un libro, un testo scritto in un carattere decifrabile e che parlava di noi, delle nostre speranze e del nostro destino. Siamo nati per credere, come affermava il titolo di un bellissimo libro scritto dal filosofo Telmo Pievani. Arriviamo così alla terza domanda:  

Come la mettiamo con il progresso?

Se viviamo in un epoca laica in cui le credenze e le superstizioni dovrebbero essere allontanate dai dati fattuali della scienza, perché continuiamo a farci influenzare dall’oroscopo e da altre pseudoscienze? La risposta facile è che certe cose non cambieranno mai, quella difficile è che certe cose non cambieranno mai perché siamo tutti ancora una volta il frutto imperfetto di un evoluzione caotica e senza un fine. Tornando all’esempio del cespuglio possiamo dire che poco importa se ci sia o non ci sia il leone, l’importante per sopravvivere è prendere la decisione giusta allontanandosi e farlo in maniera veloce, anche se il movimento era semplicemente provocato da un po’ di vento. 

 Nel cervello di tutti noi ci sono dei meccanismi che chiamiamo bias cognitivi, molto utili al tempo dei nostri antenati ma che nell’allora utilità nascondono il rischio di prendere delle decisioni veloci e a  discapito della razionalità delle nostre scelte.

Consultare l’oroscopo risponde ad una nostra esigenza ben precisa, quella di trovare supporto nel mondo esterno a previsioni irrazionali che abbiamo già dentro di noi: si tratta nello specifico del cosiddetto bias di conferma. Se abbiamo l’impressione che sarà una brutta giornata tendiamo a cercare nell’oroscopo degli avvertimenti che ci tutelino dal pericolo di subire delusioni amorose, di fare scelte sbagliate, di aprirci al mondo. Se, al contrario, abbiamo la sensazione di essere fortunati allora troveremo nelle parole dell’astrologo degli stimoli ad impegnarci, a buttarci in nuove esperienze. Alcuni oroscopi, sono scritti in modo tale da dire tutto ed il contrario di tutto, sembrano suggerire di stare attenti ma allo stesso tempo che l’opportunità è dietro l’angolo, che oggi sarà una bella giornata se ci sapremo comportare in una determinata situazione. Il guaio delle profezie è che finiscono per avverarsi, non perchè siano esatte, ma perché la loro influenza è capace di modificare le nostre azioni e predisporci a determinati eventi. Dipende tutto da quanto ci crediamo. E non è solo questione di astrologia: anche le insicurezze di ciascuno di noi sono un meccanismo di difesa, la sfiducia negli altri e in noi stessi, le scuse che troviamo per non aprirci al prossimo: come nell’esempio del cespuglio, non importa se il pericolo sia reale o meno, l’importante è allontanarsi dal dolore alzando come uno scudo un consolante “lo sapevo che sarebbe andata male”. 

Siamo tutti vittime del nostro cervello, c’è poco da sentirsi superiori a chi crede in teorie pseudoscientifiche o chi ha dato tutti i suoi soldi a Wanna Marchi. I Bias appartengono a tutti, persino a chi in un affresco del ‘500 vede la forma di un cervello, anche se io stesso darei una mano per trovare una lettera perduta di Michelangelo in cui conferma questa teoria tanto affascinante quanto probabilmente sostenuta soltanto da un altro bias cognitivo detto paraidolia. 

E, soprattutto, abbiamo tutti paura del futuro, nessuno escluso. I politici parlano cercando di dare risposte, gli economisti tentano di prevedere il PIL dell’anno prossimo, noi ci distruggiamo il fegato cercando di fare la scelta giusta al momento giusto. Il dramma dell’uomo è capire che quella correlazione tra fenomeni e conseguenze, quella che abbiamo cercato in ogni cosa nel corso di 6 milioni di anni di evoluzione, talvolta… nemmeno esiste. E forse è proprio questo il bello. 

Di doman non c’è certezza.

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