Prima di conoscere Kaiser, non avevo mai riflettuto sulla profondità di pensiero che può accompagnare la scelta di uno stile. Che si tratti del trucco, delle calze o dell’ultimo maglione acquistato, stai dicendo agli altri qualcosa di te. Un messaggio che si costruisce nel tempo, secondo lei, che deriva dal percorso che fai, dalle storie che ti capitano e da quelle che costruisci.
La vecchia borsa in pelle che tua nonna conserva da quando era ragazza, il vinile che trovi un pomeriggio a casa dei tuoi genitori, la giacca di tua zia che risale agli anni 80′, sono piccole influenze che nel tempo ti aiutano a capire chi sei.
La ricerca di uno stile, per Kaiser, non è altro che un modo per sentirsi a proprio agio, per riconoscersi ogni mattina guardandosi allo specchio.
Nella storia di Kaiser c’è un’infanzia vissuta nella libertà di espressione e un percorso professionale rigorosamente artistico, che va dalla scenografia teatrale alla fotografia come linguaggio d’arte studiate all’Accademia di Belle Arti di Napoli, fino ad un corso in “Fashion as design” presso il MoMa di New York. Non solo, c’è un’esigenza cominciata presto, quella di personalizzare qualunque cosa indossasse.
“Hai presente quando entri in un negozio e acquisti un pantalone? Ecco, anche un semplice pantalone io dovevo modificarlo, dovevo renderlo un po’ più simile a me.”
E ancora un’altra peculiarità, quella di non sopportare gli sprechi, l’idea che gli oggetti usati possano continuare ad avere una vita, che basti semplicemente rimetterli a nuovo con un po’ di lavoro.
Toppe, aggiusti, piccole modifiche. Comincia così la storia di Kaiser Custom Vintage.
Giacche in disuso, vecchie borse, pantaloni e magliette raccattati da conoscenti o al mercato, prevalentemente in pelle, ma anche in tessuto, sono gli oggetti da cui nascono le idee di Kaiser, purché sia materiale riciclato.
Uno stile deciso e un pensiero semplice: “l’usato può essere ancora usato”. Me lo dice con convinzione e sembra uno slogan. “Mi piace l’idea di poter far durare altri dieci o vent’anni qualcosa che qualcun altro butterebbe via.”
Così Kaiser raccatta, sistema, mette a nuovo, studia il design dell’oggetto e progetta una creazione, che tendenzialmente è un disegno. Crea, insomma, una nuova storia.
“Quando ti ritrovi tra le mani un capo di pelle usato, puoi fantasticare, puoi immaginare chi ne fosse proprietario, in che periodo la possedesse e persino a quale classe sociale appartenesse e poi puoi riscriverci qualcosa di tuo.”
L’ambizione di Kaiser è creare dei pezzi unici in cui qualcun altro possa riconoscersi e con i quali essere riconoscibile. Dei capi insostituibili e non solo per il design, ma per la durata nel tempo, perché con quel capo addosso vivrai pezzi della tua storia.
Mi fa un esempio, mi parla di un capo che apparteneva alla zia negli anni 80′ : “Vedi, questa giacca aveva un buco quando l’ho presa e io ci ho messo una toppa. Nel tempo ne ho dovuto aggiungere altre, e poi altre ancora. Ora, immagina questa giacca da quanti anni sta in giro.. ma è la mia giacca preferita ed è insostituibile perché sopra quella pelle ci sono tutte le avventure che ho vissuto.”
Sono lavori artigianali, prodotti d’arte che riportano la moda ai suoi albori, quando lo stilista realizzava con le proprie mani un pezzo unico, su misura, che rappresentava un’estensione della sua creatività.
Quando le chiedo che cosa le piaccia del suo lavoro, lei mi risponde ridendo “tutto”. Non c’è un momento in cui non si senta bene con se stessa o in cui non si senta libera mentre “produce” i suoi capi, perché può metterci dentro qualcosa di suo e sentirsi realizzata.
“Non sono capi per tutti, non possono piacere a grandi numeri di clienti “ afferma, serena Kaiser, e va bene così secondo lei, perché il gusto personale è il frutto di una consapevolezza che si forma sperimentando, studiando, ricercando e quanto più definito tanto più è possibile proteggersi da influenze esterne volte all’appiattimento dell’individuo.
“Non voglio vendere a chiunque, voglio vendere a chi sa davvero apprezzare la qualità del capo, a chi si riconosce in questa filosofia di pensiero che è alla base del mio progetto.”
Una filosofia di pensiero che si oppone radicalmente alle tendenze produttive brutali della moda contemporanea, definite dalla terminologia “fast fashion”. Una modalità di produzione che ha invaso il mercato e conquistato la domanda con prezzi bassi, anzi bassissimi, regalando a chiunque la possibilità di “essere alla moda”.
“E’ tutto a portata di mano. E tu scegli, acquisti. Ma scegli davvero?”
Difficile immaginare che certi acquisti avvengano con consapevolezza, è più plausibile che molti di noi acquistino senza conoscere quale sia il reale costo che nasconde un mercato così accessibile.
Ne parla, in tutta la sua crudezza, il documentario di Andrew Morgan, “The True Cost”, (https://www.youtube.com/watch?v=nxhCpLzreCw ), mostrando come la ricerca smodata di un profitto possa oltrepassare il rispetto della vita umana e dell’ambiente.
Com’è possibile che tutto questa avvenga io me lo chiedo spesso. Forse abbiamo così tanto bisogno di consumare, che non riusciamo a fermarci un attimo e a riflettere sull’atto che stiamo compiendo.
Fermarsi e riflettere è sempre faticoso, è una battaglia all’impulso. Una strada per comprendere meglio quello che abbiamo dentro di noi e quello che c’è fuori. Ma se tutto è così fast, diventa difficile opporsi.
Capita solo ai più testardi, come Kaiser, che giorno dopo giorno, con macchina da cucire e colori acrilici, traccia lo stile del suo pensiero.