“E che se passa pe avè nu poco e’bene”.
Questa è la frase che Lello mi dice praticamente ogni mattina, mentre alzo la saracinesca del posto in cui lavoro. Di lavoro, lui fa la guardia giurata, è pelato come me, un po’ più grande, ha già una bambina.
È un brav’uomo, ed è piacevole passare con lui i dieci minuti dell’apertura, ci teniamo compagnia discorrendo di argomenti che spaziano dalle serie tv degli anni ’90 al Napoli, dalle esperienze di vita a questioni che, per preservare la nostra rispettabilità, forse è meglio non scrivere in un articolo per Of Public Interest. Da qualche giorno, però, la frase sul bene è stata sostituita da un’altra, ben più sinistra.
“Che tiempo ‘e merd” mi dice, ed io posso pure trovarmi d’accordo.
Lello sostiene di essere meteoropatico, e che è vero che il cattivo tempo condizioni la vita della gente, perciò (e qui tira fuori lo stereotipo) i paesi del nord sono quelli con il più alto tasso di suicidi nel mondo. Dice, infine, che per questo motivo non andrebbe mai via da Napoli. Il suo discorso mi fa decisamente storcere il naso, credo siano altri i fattori che determinano il benessere di un paese. Ma poi guardo la fondina della sua pistola e mi ricordo che è lui l’uomo armato tra i due. Sorrido e annuisco, lo accompagno all’ingresso, mi saluta e va via. Mi lascia da solo a ragionarci su.
A noi due Lello.
Quando un uomo con la pistola incontra un uomo con dei dati… l’uomo coi dati resta un uomo morto, ma almeno prima di morire può fare bella figura con un discorso che poggia su dei fatti.
Dalle ricerche iniziali sembra che la parola chiave sia “serotonina“. La luce del sole, infatti, favorisce la produzione del “neurotrasmettitore del buon umore”, migliorando in termini tangibili la percezione delle proprie energie, la qualità del sonno e diminuendo i livelli di stress. Uno a zero per Lello, ma non mi scompongo e continuo a cercare.
Mi imbatto nel World Happiness Report, una classifica stilata annualmente dalle Nazioni Unite che misura “l’indice di felicità percepita” dei vari paesi del mondo. I paesi del Nord Europa si confermano stabili ai primi posti. Addirittura la Finlandia si è piazzata prima per ben sei anni di fila. Eppure c’è un’altra statistica che darebbe ragione a Lello: la percentuale dei suicidi in relazione alla popolazione è molto più alta nel Nord Europa rispetto a paesi come Italia e Grecia, benché gli indici di sviluppo economico siano sbilanciati in favore dei primi.
Ma le ragioni principali esulano dal clima. Non si tratta di sole e serotonina, ma dell’isolamento sociale, molto marginalmente influenzato dal freddo. Nei paesi del nord sembra esserci una parte della società che corre, produce e gode di quel benessere economico che porta Finlandia, Norvegia e Svezia ai primi posti delle classifiche sulla felicità. Ma nelle fasce d’età non produttive, anziani e adolescenti, galoppano altrettanto velocemente le percentuali di diffusione dei disagi psichici, dell’abuso di alcol e sostanze, della percezione della pressione sociale.
Il dato diviene ancor più inquietante se consideriamo come se la passano le minoranze etniche. Gli Inuit della Groenlandia, ad esempio, sono l’etnia in cui è presente il più alto tasso di suicidi al mondo, circa sei volte quello degli Stati Uniti. Tra le ragioni si possono annoverare l’adesione al modello capitalistico, l’emarginazione sociale e, da qualche tempo, le modifiche del territorio apportate dal cambiamento climatico. Gli Inuit, insomma, stavano benissimo al freddo prima che s’ imponesse un modello di vita imperante e devastasse lo spazio naturale.
Dunque lo sviluppo economico non va di pari passo con la felicità percepita. Questo assunto si sposa bene con il luogo comune di una Napoli piena di problemi ma che comunque trova la forza per reagire al disagio nelle sue bellezze naturali, nel sole che bacia la pelle. Io a Napoli ci vivo, ma ho vissuto fuori per diversi anni, e benché il Nord mi abbia dato dignità’ e indipendenza, anche io mi trovo costretto ad avvalorare lo stereotipo ” ‘o sole e ‘o mare”. A Napoli basta davvero ‘na jurnata ‘e sole, come cantava Pino Daniele, e quaccheduno che te vene a pija‘. In pochi versi c’è quel legame tra clima e socialità esplorato nei report scientifici consultati per ribattere alle affermazioni di Lello.
Eppure ci sono dei mutamenti in atto che stanno cambiando il modo in cui viviamo i rapporti sociali. La logica della produttività non ci sta risparmiando e sta inficiando le nostre possibilità relazionali nonché le dimensioni individuali. Inoltre, non serve che mi esprima su quanto sia lampante il cambiamento climatico .
A Napoli non si è mai visto un maggio così grigio, e sono il primo a volersi mettere in maniche di camicia e camminare nel sole, sentire l’odore del mare, buttarmici dentro e riemergere scrollandomi di dosso i dolori dell’inverno come in un rito di passaggio. E sono d’accordo con voi e con Lello, questa pioggia ha rotto il cazzo. Eppure adesso noi abbiamo una responsabilità. Noi non abbiamo visto ancora le nostre case distrutte dalle inondazioni, e la cronaca recente ci informa che può succedere, persino nel nostro paese. Forse dovremmo capire che non abbiamo il privilegio di lamentarci del tempo di merda a maggio e cominciare a ragionare su cosa possiamo fare per cambiare la rotta sulla quale ci hanno messo le generazioni passate.
Finisco di nuovo a pensare a Lello, alla sua bambina. So che la ama più di ogni altra cosa perché è un brav’uomo (nonostante la pistola), e forse anche lui si chiede quale sarà il mondo in cui vivrà sua figlia mentre la guarda muovere i primi passi. So che, nonostante tutto, è felice perché ha un lavoro e una ragione per cui svegliarsi presto la mattina. Sono convinto che la felicità si possa sentire anche con la pioggia che picchietta sulla finestra nel mese di maggio, se ci si chiude in casa con qualcuno con cui condividere un progetto di vita, se si trova un motivo per andare avanti nonostante il mondo vada inesorabilmente in pezzi.
Anzi, il mondo va proprio a puttane, ce lo dimostra un maggio così e sarebbe tutto più semplice se invece di lamentarci della spossatezza, del cattivo umore e della serotonina (che è anche un po’ di cattivo gusto visto quel che è successo in Romagna), trovassimo in questo la motivazione per cambiare i nostri stili di vita.
Un po’ di coesione sociale in questa direzione perché possa tornare maggio e possa tornare ammore.
Tutto sommato e uno sforzo sopportabile p`ave nu poco e sole. O no, Lello?